Dal cardiologo.
L’uomo ha la barba incolta, un certo aplomb e la partecipazione di un impiegato di Equitalia quando ti consegna la cartella esattoriale. Tutto questo per un’ipocondriaca come me è sale sulle ferite.
“Si stenda”
Eseguo.
“Sollevi la maglietta e scopra le caviglie…no…no…così…va bene”
È il mio primo elettrocardiogramma e dunque non conosco in anticipo le operazioni che deve fare. La mia ansia cresce e mentre prova a disseminare per il corpo una manciata di elettrodi, chiedo con voce il più possibile asettica:
“Ma se ci fosse qualcosa che non va, me lo dice subito o occorre aspettare?”
“Subito”, risponde lui in un soffio. E vorrebbe aggiungere “non rompere il cazzo“, ne sono certa, ma non lo fa.
Gli elettrodi scivolano.
Lui si innervosisce: “Niente, non si tengono: è troppo magra…niente…che si può fare…”
“Mi dica, cosa posso fare per aiutarla?”, chiedo io accorata.
“Magari mangiare più di una foglia di insalata al giorno?”.
La battutona, vi giuro, non me la sarei aspettata, perciò, per allentare la tensione, ne approfitto:
“Giuro che mangio normalmente e anche più della media ma mi muovo anche tantissimo. Se avesse dovuto mettere gli elettrodi sul sedere, avrebbero preso immediatamente!”.
Mi pareva una battuta carina, autoironica…ma lui non ha riso. Mi ha detto solo:
“Ha il cuore che le funziona”.
Io gli avrei risposto volentieri: “lei invece non ce l’ha un cuore”.
E mogia mogia sono andata via.